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Recensione di Francesca Gnemmi

Emma Fenu, "Le dee del miele", Milena Edizioni, 2016.


Mani giunte in preghiera chiedono di unirsi al canto che invocano.

Braccia tese in accoglienza inducono a seguirle nel viaggio che un coro di voci sussurra a coloro che desiderano conoscere.

Sono ritratti di un’epoca passata che si riflettono nei ricordi tramandati da Madre a Madre, da Dea a Dea. Sospiri di fiato caldo e speziato, polvere di ali di fata: quelle delle Janas.

Le tradizioni popolane di un’isola scalfita dal vento e arsa dal sole che conserva folclori e misteri, dove il sapore della salsedine si mescola con quello dolce amaro di rituali e sortilegi.

Esistenze, attimi scanditi da battiti di cuore bramoso di amore, imprigionato nella tristezza o vittima della paura. Infausti destini contro i quali nessuno può nulla.

Muti vagiti di corpi freddi come pietra, paffute bimbette che si nutrono di denso nettare mielato e giovani derubate precocemente della fanciullezza dall’impetuoso fiume cremisi del divenire donna.


"Pioveva fitto, quel pomeriggio di inizio marzo, in cimitero, e sarebbe durato sei giorni il temporale, come le donne proferivano. Non erano le lacrime di un cielo scosso da dolore disperato. No. Era il latte elargito dai seni delle Dee Madri serbato per una terra assetata, che si preparava a custodire migliaia di feti".


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Francesca Gnemmi

scrittrice, recensore, blogger



illustrazione: Holly Sierra


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