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Recensione di Mirella Morelli

Emma Fenu, "Le dee del miele", Milena Edizioni, 2016.


Quando ho preso il traghetto sapevo già di avere un appuntamento.

Il mare era vasto, troppo vasto, e il traghetto era lento, troppo lento. Impaziente scrutavo l’orizzonte.

E con tanta autoironia – ma dolce, però! – pensavo a Ulisse, e poi agli esploratori, quindi agli avventurieri. Niente da fare: proprio sempre, e solo, uomini.

Il mio viaggio in Sardegna era alla ricerca di motivi, di emozioni, di radici. Di tagli netti e recisi.

Di ritorni brevi, e nuove amare partenze.

Di mai più, mai più su queste sponde.

Appena scesa, ancor prima di giungere in albergo, sapevo che il mio appuntamento era lì a un passo, ormai.


“Le Dee del Miele” mi aspettavano. La macchina correva nella campagna brulla e deserta e il mio sguardo vergine di Sardegna beveva assetato ogni profilo, ogni odore, ogni sfondo.

Poi, finalmente, arriva la sera. La mia lettura in terra magica e reale può iniziare, ed è quasi un rito che si compie: “Le Dee del Miele” di Emma Fenu finalmente lì, fra le mie mani. In terra di Sardegna.

Odori, accenti, suoni.

La magia tutta da scoprire, in ogni ape, in ogni segno.

In ogni folata calda di vento, una janas.

In ogni volto di uomo, o di donna, le proprie umane ed esoteriche origini.


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Mirella Mirelli, poetessa, recensora, blogger


tratto da:

Illustrazione di Holly Sierra


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