"Vite di Madri", recensione di Silvia Lorusso
Voci come perle, candide nella loro autenticità, che l’autrice ha intessuto con grande maestria con un filo delicato e forte, come le loro parole.
Un filo rosso, come la linea di sangue che percorre la loro fertilità, e che segna indelebilmente le loro vite.
Mazzo di rose bianche e scarlatte, in cui la rosa più grande è Emma Fenu, l’autrice, che non ha esitato a raccontarsi attraverso le spine del percorso che la accomuna alle sue protagoniste.
“Vite di Madri – Storie di ordinaria anormalità” è una raccolta di dodici storie di altrettante dodici donne che soffrono di patologie che impediscono loro di generare figli. Emma Fenu traccia con l’inchiostro della sofferenza questo stato che riempie di vuoto e di sgomento le madri mancate, tratteggiando il loro calvario fra cure, ospedali, delusione, mortificazione, dolore fisico e morale.
Ogni racconto è un viaggio, dove non ci sono colpi di scena, ma solo la desolante realtà di una condizione che incide profondamente nell’animo e nella quotidianità delle protagoniste.
Emma le tiene tutte per mano, in un abbraccio letterario impreziosito dalle citazioni tratte da fiabe e da romanzi, fino ai riferimenti biblici.
Con uno stile intenso e mai banale, l’autrice ci immerge in un mondo femminile in cui la speranza si muove sulle corde dell’attesa, e il baratro è dietro l’angolo.
Storie difficili, che raccontano un vissuto a cui ci si può accostare solo con rispetto ed umanità, magistralmente narrato da Emma Fenu, che ha avuto il coraggio e la determinazione di trasferire sulla carta la propria esperienza insieme a quelle che lei stessa definisce: “le mie sorelle, le mie innumerevoli figlie”.
Silvia Lorusso