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"Vite di Madri", recensione di Erika Zerbini

Lo devo ammettere, “Vite di madri” è rimasto sullo scaffale della mia libreria per mesi. Credevo mi servisse il coraggio, la giusta condizione d’animo, per addentrarmi e sostare nel dolore delle donne raccontate da Emma. Sapevo che fra di loro mi sarei trovata anche io. Emma, una donna che ha osato su un territorio normalmente poco esplorato, racconta di sé e delle centocinquanta donne che si sono confidate con lei. Così le centocinquantuno storie sono riassunte in dodici racconti, racconti di madri e di figlie. Tutte testimonianze in cui l’essere donna, figlia e madre è l’origine stessa della sofferenza. Fra di loro ci sono anche io, c’è mio marito, ci sono i miei figli, tutti.


Con dolcezza, realismo e poesia, Emma Fenu ci ritrae, ora fragili, poi dolenti, quindi in cammino verso ciò che diventeremo, fino a ciò che siamo. Risolti, finalmente eretti.

Aveva 47 anni, mia madre, quel giorno in cui effettuai il riconoscimento. Io ne avrei compiuti 17 dopo un mese. (…) Era nuda come lo sono io, ora. Ma io non mi vergogno, sono pulita.

Mi sbagliavo dunque, non è la sofferenza il filo conduttore di “Vite di Madri”, bensì la forza, il coraggio, la singolare maestria di stravolgere quelle pene e renderle il patrimonio, la vera ricchezza di ogni donna che le abbia digerite.


Oggi ho uno sguardo da mamma, di chi la parola ‘troppo’ non la fa mai seguire da ‘amore’.” Ho mani che accarezzano e sostengono.” “(…) Ho appreso che le risposte arrivano sempre, basta saperle aspettare (…)”.

Endometriosi, malattia, depressione post partum, sterilità sine causa, aborto, abuso… Tutti aspetti dell’essere donna e della maternità molto spesso celati: eppure esistono e non sono così rari. Dare voce a questi casi di “ordinaria anormalità”, funge da pacificatore di anime: ci si può riconoscere in queste donne, sapere di non essere sole e le sole, sapere che c’è un modo per sopportare, poi accettare, infine convivere con questi eventi così potenzialmente deterioranti.

Emma e le sue donne non solo sopravvivono, ma vivono! Vivono pienamente il loro presente, portano con serenità il loro passato: è parte di loro, come tassello imprescindibile e bagaglio delle loro storie. “In verità siamo Madri tutte.

Madri di idee, di progetti, di sogni. Seni turgidi di Dee che accolgono amiche, sorelle, mariti, amanti. Madri delle nostre madri e perfino di noi stesse. Capaci di far germogliare speranza e abortire fantasie, di creare dal nulla e di nutrire di noi: totalmente imperfette e, per questo, così difficili da decifrare.”

E quando, e se, partoriamo un figlio di carne e lo generiamo nel nostro cuore, attendendo l’esito di stimolazioni ormonali o sognando il volto del frutto delle viscere di un’altra, proveniente da un lontano angolo di mondo, ma destinato a noi, allora non siamo solo Donne-Madri, ma Mamme.”


Infine Sabina Cedri dedica un’appendice alla Maternità rappresentata. “Una donna generalmente nasce con l’idea (…) che, tra le innumerevoli cose da realizzare nella sua vita, prima o poi ci sarà anche quella di diventare madre.” “(…) Ma come si formano le nostre opinioni, credenze e aspettative su un tema specifico e fondamentale come la “maternità”?”

A tali opinioni concorrono la famiglia, la scuola, la Chiesa, i mass media. Quanto c’è di realistico nella maternità raccontata dai mass media? L’autrice prende in esame un certo numero di articoli, di diverse riviste, in un arco temporale preciso e il quadro che emerge dovrebbe farci seriamente riflettere.

*Tutto il ricavato della vendita del libro sarà devoluto all’A.P.E. onlus (Associazione Progetto Endometriosi)*

Erika Zerbini






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