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"Vite di Madri", recensione di Tamara Marcelli

Quel che colpisce immediatamente trovandosi davanti questo libro è la copertina, eterea e malinconica che, prima della lettura, suggerisce empaticamente il tema trattato.

Si rimane quasi senza fiato, spaesati, incerti, ammaliati. La figura centrale di donna-bambina con occhi trasparenti, con capelli così chiari e leggeri da sembrare infiniti fili sottili che si congiungono, quasi a confondersi, con quelli delle sei piccole altre donne-bambine strette energicamente a sé come per evitare che cadano... Come spesso cadiamo noi. Quando ci perdiamo. Come cadono le mamme quando si perdono e diventano cattive. L'immagine della donna-bambina che e' una ma che racchiude altre sé, piccole anime bloccate, rigide, quasi di ghiaccio e' un' immagine talmente forte da aprire una voragine che eravamo riusciti a tenere chiusa. Gelosamente chiusa da tempo. Ci ritroviamo presto in un vortice di emozioni anche contrastanti, di sentimenti grandi e dolorosi, di felicità compressa in piccoli attimi di gioia. E la gioia e' espressione della Vita vissuta con Amore e Passione, con la trasparenza dell'acqua di mare. La Vita che ogni donna genera. Le Donne sono le protagoniste indiscusse di quel film straordinario che è la Vita. Le Donne sono Madri, lo sono sempre, implicitamente, lo sono a priori. Da quando nascono. Sono Madri in prospettiva. Le Donne sono Madri anche quando non partoriscono il proprio figlio, anche quando lo partoriscono e non possono crescerlo, anche quando non lo conosceranno mai. Le Donne sono Madri anche quando si perdono, quando diventano crudeli e crescono bambini infelici. Quando sono cieche e sorde alle emozioni. Quando non ricordano. Quando non percepiscono più quei fili invisibili e perenni. Le Donne sono madri anche quando dopo anni di ricerca di un figlio, amato e desiderato, se lo vedono portare via o quando hanno la drammatica consapevolezza che non arriverà mai su questa terra. Anche quando il destino crudele le costringe a dover decidere di non farlo nascere, lacerandone l'anima per l'eternità.

E' un universo di anime che si affolla in questo libro e quel che più colpisce e' il non-detto, il sottinteso, il dolore composto che sembra voler esplodere ad ogni istante, riga dopo riga. Un grido latente. Donne, Madri, figlie, un cerchio perpetuo.

Dodici storie, dodici mondi che riflettono angoli scomodi dello stesso universo. Quello della Madre. Ci troviamo di fronte dodici anime che, fantasticamente, sentiamo essere solo parte di qualcosa di più grande, eco di una dimensione che ci racchiude tutte. Madri e figlie, figlie e madri. Donne alle prese con l'essenza stessa della nostra natura. Che e' solo nostra. Jung ha analizzato questo profondo rapporto, spesso difficile da spiegare, molto complesso e a volte doloroso, concludendo che si e' prima madri delle nostre madri e poi figlie, in un continuo ciclo della vita. Ma cosa significa essere madri? E' portare in sé un messaggio primordiale, un insieme di emozioni ataviche, dar vita terrena o spirituale a quella parte nascosta di noi stesse per far crescere un'altra parte di noi.


Le dodici storie del libro sono storie forti, dure, estremamente vere, ma racchiudono tutte lo stesso messaggio:la speranza. La forza della Donna, quando si riconosce e non si perde, quando rispetta se stessa e la propria natura, quando reagisce alla sua storia personale, quando riesce a staccarsi dal Male che le lambisce i piedi e le tenta la mente. Quando si abbandona al potere catartico della memoria. Alla necessità del Ricordo per sopravvivere e rinascere. Per aiutare se stesse a darsi un senso, a ritrovarsi. Non e' stato facile affrontare questo libro ma l'ho letto in poche ore sotto la spinta di quella necessità.

Il libro e' ben strutturato con molte citazioni letterarie, storiche e mitologiche. La prefazione scritta da un uomo e' decisamente riuscita. Nei primi capitoli l'autrice ci accompagna dolcemente verso il tema trattato, tenendoci quasi per mano. Per prepararci alla forza delle pagine che verranno. Molto apprezzato anche il capitolo in cui un'altra donna, Serena Mandrici, ci presenta Emma, l'autrice, descrivendocela come in una lettera tra amiche: "Ma tu sei divisa in due, solo che i bordi non sono taglienti, ma smussati, dolci, arrotondati dalle onde del mare". Infine l'Appendice in cui viene affrontata la tematica della "Maternità Rappresentata" , considerazioni sul mondo della stampa e dei media.

La sensazione che ho provato al termine del libro, quasi di peso nel petto, di fuoco nell'anima, di un qualcosa che pretendeva di riemergere prepotentemente, ben descrive lo sconvolgimento emotivo che la lettura di questo libro produce. E' stato come se tutti quei fili invisibili cominciassero a tirare dentro anche me, come se sapessero che quel buio era stato anche il mio. Ed e' sempre vivo. Nel ricordo.

Tamara Marcelli






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