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"Vite di Madri", intervista all'autrice

Oggi, con onore, soddisfazione e sano divertimento, mi appresto ad intervistare Emma Fenu, la mia migliore amica, mia sorella, con cui condivido un rapporto che è cresciuto, si è evoluto ed è maturato insieme a noi. Non senza screzi, non senza allontanamenti, ma sempre ritrovandosi con braccia aperte e totale sincerità.


Ciao Emma, si è parlato tanto di te e del tuo libro “Vite di Madri”. Sono state scritte molte recensioni e hai rilasciato diverse interessanti interviste, ma nessuno ti conosce nell’intimo come me. Lo so, hai già un sorrisetto divertito e, nello stesso tempo, la classica goccia di sudore sulla fronte alla Sailor Moon!

Ciao Tiziana, hai ragione, ma io opterei per lasciare quel fine velo di mistero che ancora mi è rimasto… se mi è rimasto!


Oh no, mi dispiace. In questa intervista sveleremo cose che voi lettori neanche potete immaginare!

Ci conosciamo da 24 anni. La tua forte personalità e la tua spiccata intelligenza inizialmente mi infastidirono, poi col tempo le ho apprezzate. Oggi le amo alla follia. Mi sono sempre chiesta come tu faccia ad avere un lessico tanto forbito e ad andare sempre oltre le righe, ad arrivare dove pochi arrivano. Già a scuola ricordo dei temi originali e spiazzanti. È una dote di famiglia, e in quel caso propongo uno studio scientifico sul dna, o è solo il frutto di tanta lettura e di tanto lavoro?

Grazie cara, l’odio era condiviso. Ricordo che dovevo togliermi l’apparecchio per i denti per instaurare discussioni con te senza sembrare Paperino! Ma condiviso è anche il nostro forte sentimento di amicizia e sorellanza. I migliori rapporti nascono fra persone che hanno carattere, ma anche lealtà e capacità di amare.

Devo essere sincera, mia madre ha sempre scritto molto, per fini esclusivamente personali, quindi credo di aver respirato aria di libri e inchiostro fin dalla culla. Non è frutto di dna, ma di stimolo intellettuale. Insomma, mia madre non ha fatto un lavoro poi così cattivo con me!


Direi proprio di no! Quando ti ho conosciuta eri già una giovane promessa. A scuola brillavi, argomentavi senza alcuna difficoltà, dimostrando una profonda cultura. Immaginavo saresti diventata un medico, seguendo le orme di tuo padre. Pensandoci bene, avevi una grafia troppo bella e le materie scientifiche non erano il tuo forte!

Mi piaceva solo la chimica, le altre le studiavo, perché, ai tempi del ginnasio, la media dell’8 era fra le mie priorità. Beata innocenza! Per le discipline letterarie, però, avevo una passione sfrenata, non mi limitavo ai compiti assegnati, non mi saziavo mai ed è vero, era per me un piacere naturale, non una fatica. Quanto alla medicina, non mi sono risparmiata di frequentare gli ospedali di mezzo mondo, se pur dalla parte della paziente!


Anche questo è stato un modo per ampliare le tue conoscenze! Hai conseguito una laurea in Lettere Moderne ed un dottorato in Storia delle Arti. Ti sei adattata senza difficoltà ai cambiamenti che la vita ti ha presentato, sentimentalmente e logisticamente parlando. Sei diventata una scrittrice e, con le tue sole forze, ti sei ritagliata il tuo posticino e presa le tue soddisfazioni.

Ma questo è solo l’inizio. Come ti vedi tra 20 anni?

Come una mia zia, con un fiore fra i capelli biondi e le gonne a ruota, pronta per andare a ballare il sabato! Scherzi a parte (non troppo, la zia esiste e condividiamo lo stesso sangue!) non so chi sarò, dove sarò, come sarò. Ma so che me la caverò, che saprò invecchiare senza smettere di sognare, so che i miei più profondi affetti li sentirò vicino sempre, so che leggerò e creerò: forse un ennesimo libro o un ennesimo maglione, non importa.


Ricordo una tela, sempre esposta nello studio dei tuoi, e pennelli e colori disposti disordinatamente sulla scrivania. Ricordo, poi, ferri e gomitoli di lana, che si srotolavano per casa, grazie alle zampine leste di Klin e Heidi (le sue gatte, ndr). Ricordo la straordinaria cura del dettaglio, quando ti sei occupata dell’arredamento della tua casa. Oggi leggo con entusiasmo le tue recensioni, i tuoi interventi, le tue riflessioni, i tuoi libri.

Quanta vena artistica c’è in te? Quanto e come più ti piace esprimere le tue idee?

L’affermazione non ti stupirà: ho un bisogno estremo di esprimermi, di dare ascolto alle mie idee che frullano nel mio cervello e di comunicare. A seconda dei periodi della mia vita ho scelto diversi modi per liberare le mille Emma, che aspettano tutte di uscire allo scoperto. Ne conoscete così poche…


Ehm, diciamo che quelle che conosco mi bastano!

Quanto incide il simbolismo sul tuo lavoro e nella tua vita? Non dirmi pure nella scelta di un vestito! Quanto ti diverte ricercare in ogni singolo aspetto la simbologia che si cela o, in alcuni casi, quella che tu riesci a vedere?

Io vivo a caccia di simboli, un’iconografa non può resistergli. Un libro, un quadro, una stanza di una casa: i dettagli palesi ci parlano e quelli occulti sussurrano. Mi piace ascoltarli, perché ognuno è un enigma e in ogni cosa c’è una verità che attende di essere svelata. La realtà stessa è molteplice, bisogna scegliere una fra le tante prospettive d’indagine. Quando scelgo un vestito, invece, diventoio simbolo, perché comunico oltre le parole e i gesti un messaggio, a volte inconsapevolmente.


Allora, visto che ti piace così tanto, facciamo un giochino. Io scrivo delle parole e tu ci dici cosa ti viene in mente, senza pensarci troppo.

GATTO casa

ALBERO famiglia

ANELLO magia

MARE madre

NEVE Emma

Ora, dopo queste risposte date totalmente d’impulso, susciterò la preoccupazione di qualche psicologo o psichiatra. Me ne rendo conto. In mia difesa, posso aggiungere che Emma non è neve perché è fredda, ma perché è bianca, pura e infinita, conserva le tracce, ma sa ricoprirle e ritornare in nuova forma, anche in quella di un pupazzo o di mille fiocchi che cadono sul cappello di Babbo Natale.


Ammetto che qualcuna di queste risposte la immaginavo. Devo preoccuparmi? Addentriamoci, ora, nel profondo di questa intervista e parliamo del tuo “Vite di Madri. Storie di ordinaria anormalità”. Sappiamo che è un romanzo-inchiesta: riporta 12 storie di donne con problemi di fertilità o che hanno conosciuto il lato oscuro della maternità. Fanno riflettere ed emozionare.

Sono storie in parte celate, che fanno intendere, ma non insistono su dettagli che possano turbare. In questo modo ci si sente trascinati all’interno e, con la propria immaginazione, si aggiungono i tasselli mancanti, divenendo parte di esse.

Ma se tu fossi una lettrice, per quale ragione decideresti di acquistarlo?

Ti correggo, se fossi un lettore. È un romanzo anche per gli uomini. Lo leggerei se mi sentissi “chiamata”, come i libri sanno fare, e volessi entrare, tramite le storie narrate, nella Storia delle Donne, nella loro verità celata, libera da stereotipi, tabù e modelli imposti, per ritrovarmi faccia a faccia con creature vere, forti, di carne e sangue, non solo di carta. Lo leggerei per scoprire l’altro e, al termine, ritrovare me stessa.


Hai sempre detto che le storie, che hai raccolto in due anni di ricerca, sono state elaborate in 12, numero simbolo di iniziazione, per far sì che tutte le donne, te compresa, fossero e si sentissero parte di esse. Dopo un lavoro così intenso, sia dal punto di vista professionale che psicologico, possiamo affermare che la Emma di oggi sia cambiata? E sì, che cosa c’è di diverso in te?

Emma è cresciuta. Anche a 37 anni è possibile, anzi auspicabile. Emma intende crescere ancora.

Mi sono denudata (è impossibile scrivere senza farlo) e ho mostrato pregi, ma anche fragilità. E nelle fragilità ho scoperto la mia vera forza, che sta nell’empatia e nella fiducia negli altri, consapevole che, in un modo o nell’altro, io me la caverò, comunque vada.


So che non ti piace parlare pubblicamente della tua vita privata ed è per questo che ti faccio quest’ultima domanda :-D : l’approvazione di chi è per te importante, anche riguardo il tuo percorso professionale?

È importante l’approvazione dei mie cari, che non mi manca, e quella di ogni singolo lettore che, tramite il mio libro, si è emozionato, ha riflettuto, si è sentito compreso e meno solo, ha conosciuto una realtà che aveva, prima, contorni sfumati. Per migliorare abbiamo bisogno di critiche intelligenti e costruttive, ma anche di un “brava”: da insegnante non posso dimenticarlo e applicarlo anche a me stessa.

Un’ultima precisazione: a me piace parlare pubblicamente. Di qualunque cosa, inclusa la mia vita privata, non ho segreti, racconto QUASI tutto. E quando parlo molto, nascondo il quasi ancora di più. Tuttavia, un bravo cacciatore d simboli può leggere fra le righe senza troppa difficoltà.

Questo non è un atteggiamento di chiusura verso l’altro, ma di pudore per quella piccolissima parte di sé che va custodita come un gioiello e chiusa negli abissi del proprio oceano. Tutto il resto èdominio pubblico e voglio che lo sia: niente filtri, solo la verità di una Donna che si racconta e racconta.

Grazie per l’ennesima bella chiacchierata, ci sentiamo fra poco su whatsapp. No, non parleremo di libri, forse…


Grazie a te, è stato davvero divertente indossare i panni di Daria Bignardi per un giorno! Libri? Credo che gli argomenti non mancheranno, perciò, almeno per una sera, risparmiami!!!

Tiziana Meraglia





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