"Vite di Madri", recensione di Ornella Nalon
Dodici microcosmi dell'universo femminile raccontati con estrema delicatezza anche dove, di delicato, c'è soltanto la penna che scrive e l'animo delle protagoniste, che riesce a rimanere tale, anche dopo avere sostenuto delle prove di sovrumana resistenza. Donne umiliate, sofferenti, ferite, violentate nel corpo e nello spirito, che riescono, nonostante tutto, a risorgere dalle loro ceneri. Tuttavia, si sa che, se la carne possiede una eccezionale capacità di rimarginazione, certe lacerazioni interioricicatrizzano con una estrema lentezza. E sono proprio queste, le ferite che dolgono maggiormente, che incutono sofferenze estreme, al limite della sopportazione. In Vite di madri, leggeremo testimonianze dirette di figlie abusate, non sufficientemente amate o sopravvissute a una malattia diagnosticata mortale, di donne infeconde, di madri che lo sono state solo per un attimo, di talune che si sono sentite indegne e di altre, ancora, che sono ricorse all'adozione per saziare la loro fame d'amore. Storie di autentici drammi che toccano il cuore come sferzate assestate da una mano crudele, ma che poi, alla fine, finiscono con il fare del bene. La loro asperità ci fornisce un mezzo per metabolizzare le nostre vicende, per attenuarne la loro valenza e collocarle nella giusta dimensione. Anche Emma Fenu si racconta, non con una sua vicenda, ma di sé, giusto per conoscerla quel tanto che basta senza invadere la funzione di primarietà delle altre donne. Lo fa con il suo stile personale, che riconoscerei tra mille e che a me piace definire “fiorito”. “Chi è Emma?”, si chiede, e vorrebbe rispondersi, vorrebbe farcelo sapere, ma non è semplice descriversi, non si può riassumere un carattere formatosi da una moltitudine di esperienze e anch'esso multisfaccettato. Emma è una donna d'altri tempi, “fiocchi, merletti e confetti rosa”, è una “tazzina da tea, di fine porcellana”, preziosa ma anche tanto delicata. Eppure è anche forte, decisa, tenace. Emma è cultura: ama il sapere, si nutre di esso. Lo usa per arricchire se stessa e lo elargisce a piene mani, anche agli altri, con generosità. Perché lei è abituata a darsi, a donarsi senza parsimonia.“Lei ascolta e consiglia e capisce sempre, lei rispetta i tempi, il modo stesso in cui scrivi”. Il suo libro, “Vite di madri” è uno specchio della sua personalità: curato in ogni minimo dettaglio, dolce e forte, vero e intenso, destinato a lasciare un segno. Questo libro va assaggiato un po' alla volta, a piccole dosi, così, come un piatto prelibato composto da ingredienti non facilmente digeribili, dev'essere lentamente assimilato. Potrebbe dare problemi allo stomaco, ma se lo si sa dosare, il senso di sazietà e di appagamento che trasmette è ineguagliabile.
da http://gliscrittoridellaportaaccanto.blogspot.it/2015/11/recensione-autori-emergenti-vite-di.html