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"Vite di Madri", recensione di Maria Antonietta Macioccu

Dopo aver letto, tutto d'un fiato, Vite di Madri di Emma Fenu Storie di straordinaria normalità Non so bene se "la maternità" sia una specificità femminile naturale o una costruzione sedimentatasi nei secoli attorno alle donne, gravandole di senso materno, accudimento, pazienza, comprensione, dedizione, accettazione e beati silenzi. Le madri di Emma irrompono con le loro storie affrontando tutte le accezioni della maternità senza aver paura di mostrarne il lato oscuro, il peso, il dolore, la fatica, insieme con la gioia e l'appagamento.

Attraverso situazioni emblematiche ma non artificiose, la maternità viene spogliata di retorica da rotocalco e riportata a una realtà comune, straordinaria non perché priva di ombre, ma proprio perché capace di attraversare le ombre, di farle diventare occasione di presa di coscienza e di rinascita. Le storie spesso drammatiche di frustrazioni, abusi, delusioni, dolori delineano un universo materno che non ha bisogno del figlio di carne per portare nel mondo capacità di creazione e di rinnovamento. Una materia tanto drammatica poteva scivolare facilmente in rappresentazioni strappalacrime e di maniera. Emma ha evitato l'ostacolo dando ad ogni racconto il titolo di un libro importante, intercalando le parole e le emozioni della protagoniste con le parole e le emozioni degli autori scelti, così da raffreddare l'eccesso di pathos con l'espediente della letteratura, che è, per sua natura, mediazione della realtà. Ne vengono fuori pagine coinvolgenti ma senza deriva dei sentimenti, capaci di preservare la capacità di ragionamento.

Ti prendono ma non ti annientano, proprio come il materno positivo che vogliono esprimere. E gli uomini? I migliori stanno vicino, in punta di piedi, a sfiorare con rispetto il grande mistero(per loro) femminile. Gli altri non meritano parole.


Maria Antonietta Macioccu



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