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"Vite di Madri", recensione di Sandra Rotondo

"Non voglio tatuaggi né piercing, che marchino carne, non voglio segni sulla candida pelle, che vadano ad aggiungersi a quelli interni. Voglio fiori, pizzi e merletti e tazzine di ceramica, se pur spaiate".

C'è Emma, dietro tutto questo e il suo, impellente, desiderio di raccontare, di raccontarsi.

E leggendo, la trovi dietro ogni storia, ogni lacrima, ogni cicatrice, in ogni viaggio fatto nella speranza, alla ricerca di quel gemito infantile che ti fa sentire "madre", che trasporta su tenere e rosee labbra, la parola "mamma", come soffi di vento, sotto un sole accecante.

E poi ci sono loro, le donne, che sono le donne che noi tutte siamo. Forti e fragili, giganti e nane, investite da ruoli che fanno di noi eroine, che brandiscono spade, o vittime ferite, da lame, troppo, taglienti. Ma pur sempre, donne, che sanno risorgere, come indomite Dee e che gridano al mondo,"siamo qui", più forti di prima, più femmine di sempre e più madri che mai.

Sandra Rotondo



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