top of page

"Vite di Madri", recensione di Domizia Moramarco


Vite di Madri. Storie di ordinaria anormalità il romanzo di Emma Fenu in cui donne, figlie, madri sono unite da un filo rosso sangue: l’amore, che ferisce e poi guarisce.


Come una Vestale Emma Fenu, il capo adorno di dodici ciocche tenute intrecciate da un nastro di seta carminio, viso illuminato da eterno candore e cuore alleggerito dalla confessione di antichi segreti, incede fra versi e parole e scende lungo i gradini che conducono alla piazza dove il suo pubblico, genuflesso, aspetta la sua benedizione, un’assoluzione da colpe e peccati spesso invisibili all’animo femminile, ma così tangibili lungo i solchi di vecchie ferite, riconoscibili allo sguardo di occhi velati da lacrime mai versate.

Srotola, nel suo grembo, il filo del gomitolo di quelle storie raccolte al suo passaggio, per poi riavvolgerlo in un unico incrocio di punti e di maglie, a formare un abito creato su misura per ogni protagonista.

Coraggiosamente Emma Fenu, blogger e scrittrice emergente, nel suo libro Vite di madri. Storie di ordinaria anormalità, a metà fra saggio e raccolta di racconti, pubblicato da Echos Edizioni, veste i panni del dolore di ogni donna, che è prima figlia, poi madre, che poi ridiventa figlia e rinasce madre all’infinito, nella nuova consapevolezza del suo essere donna per sempre.

Calarsi nel dolore altrui è sempre un viaggio negli inferi, specie quando quelle sofferenze ci appartengono in prima persona. Senza remore l’autrice confessa di far parte anche lei di quelle donne avide di procreazione, ma misteriosamente incapaci a riprodursi. Affette da infertilità sine causa, si aggirano nei meandri oscuri della loro anima, senza trovare un perché, un sostegno sincero, un appiglio sicuro e rincorrono, sfinite, una pace sempre più lontana nella loro guerra quotidiana.

Espropriate del proprio potere procreativo, tradite da una crudele natura matrigna, l’esistenza si rivela loro in tutta la suaimpotenza fino a paralizzare ogni istinto vitale.

“Non riuscivo a diventare madre, ero l’imperfezione più assoluta” dichiara una delle protagoniste per bocca dell’autrice, e ogni interrogativo resta appeso come una lampadina scarica nella stanza del silenzio più assordante.

Perché le donne si identificano nel ruolo di madre sin da quando nascono, sanno per certo che il loro destino le condurrà a una pancia piena, brulicante vita, palpitante amore. Non è contemplato che una donna brancoli nel mondo con il suo utero vuoto, resterà uno di quegli scherzi della natura inconcepibili. E la sua vita si carica di colpe, di perdoni mai ricevuti, di rancori assopiti, di delusioni ricevute.

Ecco che le storie di Vite di madri si rincorrono nei racconti, drammaticamente realistici, che danno voce a un dolore spesso taciuto. Grazie all’autrice, che li ha raccolti attraverso testimonianze sincere giunte a lei come un dono “In realtà, cercavo Emma, la volevo tenere stretta, al caldo, in sintonia con i battiti del mio cuore, ma ho allargato le braccia, nuda e disarmata, e ho trovato centocinquanta donne”, questo dolore si fa universale e prorompe in tutta la sua potenza urlatrice come un sentimento fertile, che dà vita a un riscatto interiore. L’esito di queste confessioni dona speranza, intesa come la possibilità di trovare un senso perché, come ha detto Gabriel Garcia Marquez

Gli esseri umani non nascono sempre il giorno in cui le loro madri li danno alla luce, ma (…) la vita li costringe ancora molte altre volte a partorirsi da sé.

È questa una delle tante citazioni tratte da romanzi e da fiabe il cui titolo dà il nome a ogni capitolo, che l’autrice ha scelto di riportare nel frammezzo delle sue cronache, un espediente originale che mette in luce come in fin dei conti le storie del mondo si rincorrono l’un l’altra e allo stesso tempo concede al lettore una pausa, un attimo di respiro in mezzo al vortice opprimente di emozioni che si rincorrono nella pancia, mentre scorrono le pagine e lo stesso finisce col sentirsi parte integrante di quell’infinito universo.

Temi scottanti quelli trattati da Emma Fenu in Vite di madri, dall’accanimento terapeutico alla depressione post partum, tutte facce della stessa medaglia che rivela i lati più bui di quel fenomeno, o miracolo come lo si voglia definire, che è la maternità. Una madre non deve per forza corrispondere a quella figura di roccia inscalfibile, dalle braccia sempre pronte ad accogliere, dal cuore colmo che sa sempre cosa fare. Una madre è un diamante, pietra sì preziosa, ma dalle mille sfaccettature che, voltandosi, si scontra con la propria ombra e si specchia, continuamente, dentro se stessa, più e più volte.

Tenere vivo il fuoco sacro, quel focolare domestico che è la casa di ogni donna, il proprio mondo interiore in bilico fra incertezze e passioni nascoste, quella fiamma, talvolta flebilmente oscillante, altre sospinta verso l’alto da un vento che spira come impeto d’orgoglio, alberga in ogni anima femminile ed è dovere farla ardere imperituramente da chi attraversa ogni giorno il suo personale inferno, affinché dalle ceneri nasca splendente una gloriosa Fenice, fiera del suo dolore che l’ha fatta risorgere.

Leggere il libro Vite di madri è questa esperienza, una rinascita dopo un’importante scoperta, quella di sapere che ogni donna può creare, da sé, quanto desidera, nella libertà di essere completamente se stessa. Siano anche solo idee, ella imparerà che sono pur sempre frutto del suo innato istinto creativo, opere d’arte lungo un cammino arduo quando nessuno insegna a volersi bene, a lanciare un’ancora di salvezza, a preparare un giaciglio sicuro in cui poter ricevere coccole nate spontaneamente da amore autentico. Ogni donna lo sa, che il suo percorso è lungo, ma saprà regalare, alla fine della corsa, un prezioso trofeo: la propria serenità interiore, nella consapevolezza di chi si è veramente e di quello che si vuole conquistare, giorno dopo giorno, con la forza del proprio cuore che arde, come fiamma viva, e riluce, come aurora baciata dalla notte,nella dimora della propria Anima.

L’autrice ha deciso che tutto il ricavato della vendita del libro sarà devoluto all’A.P.E. onlus (Associazione Progetto Endometriosi).

Domizia Moramarco








Featured Posts
Recent Posts
Search By Tags
Non ci sono ancora tag.
Follow Us
  • Facebook Classic
  • Twitter Classic
  • Google Classic
  • Facebook Classic
bottom of page