"Vite di Madri", recensione di Vittorio De Agrò
Cosa significa essere Donna? Ha ancora un valore la frase “istinto materno”? Se osserviamo per strada, nei luoghi di lavoro o magari vista la stagione in spiaggia possiamo notare donne belle, toniche, aggressive e sempre in modalità iperattiva, ma sono la reale raffigurazione del genere femminile?
Molti sostengono che si è veramente donna quando si diventa madri o comunque nasca il desiderio di concepire un figlio. Eppure questa affermazione sebbene in parte vera non coglie appieno l’essenza dell’essere donna. Già perché essere donna è un modo di essere,pensare e rapportarsi con il mondo che muta a seconda dell’età, della condizione sociale e soprattutto della propria condizione psicofisica.
Emma Fenu al suo esordio come scrittrice ha deciso di raccontarci selezionando dodici storie di donne come esempio di cosa sia l’universo femminile. Un universo talmente vasto che è assai difficile racchiudere nelle pagine di un romanzo, ma puoi al massimo timidamente tendere la testa e scoprire cosa nasconda. Un universo di creature fragili, sfortunate, sognatrici, forti, coraggiose e spesso ferite da un Destino crudele. Donne che fin dalla nascita non possono avere figli e che sono costrette, in un passato non troppo lontano, per accontentare il marito padrone, smanioso di avere un erede, di chiedere alla cameriera di offrirsi come “ utero pro tempore”.
Donne che gioiscono momentaneamente per l’inizio di una nuova vita dentro di sé e poi di dover tragicamente accettare che il proprio corpo li rifiuta e li espelle facendole sprofondare in una drammatica e siderale solitudine. Donne che soffrono di depressione post parto, perché probabilmente non sono pronte ad accogliere il cambiamento e soprattutto la trasformazione avvenuta dentro di sé. Donne che nonostante amino propri figli, soccombono di fronte alla stanchezza soprattutto mentale di essere madri h24 e diventano carnefici del loro stesso sangue. Ci sono anche donne sterili fin dalla nascita che mai potranno generare un figlio e mai potranno assaporare il piacere di essere chiamati “mamma”, nonostante la scienza oggi giorno inventi nuovi modi per sostituirsi a Dio.
Emma porta il lettore per mano attraverso storie di dolore, sofferenza e lacerazione eppure in ogni storia c’è un fondo di amore che ha spinto e spinge queste donne ad andare comunque avanti. Non si nasce madre, si diventa, molte non vogliono esserlo definendosi prive di tale istinto per poi scoprirsi improvvisamente munite magari a cinquant’anni e desiderose di recuperare il tempo perso. Sono queste donne egoiste? Difficile stabilirlo, l’amore non è una linea retta, ma spesso una linea curva, ma prima o poi il dardo infuocato arriva a destinazione.
Lo stile di Emma è asciutto, diretto, pulito e nonostante ciò carico di calore e intensità che avvolge il lettore permettendo di leggere il libro davvero in maniera fluida e veloce. Personalmente avrei ridotto il numero di dotte citazione, che sebbene interessanti, tendono a spezzare il pathos e il ritmo narrativo, ma comprendo la scelta editoriale dell’autrice di mantenere “sotto controllo” le emozioni forti delle diverse testimonianze. Le donne probabilmente resteranno un mistero, almeno per me, ma dopo aver letto questo toccante libro posso affermare senza esitazione di conoscerle un po’ meglio.
Vittorio De Agrò