"Vite di Madri", recensione di Clara Bartoletti
"Le donne sono una vite su cui gira tutto". Lev Tolstoj
Quanto è difficile essere donna, innanzitutto. Ancora, da sempre, la minaccia dell'inferiorità femminile è sempre presente, in agguato, assumendo connotati drammatici quando la donna è sterile, incapace di procreare o di portare avanti una gravidanza. La donna diventa oggetto di sguardi compassionevoli, o peggio ancora, di rimprovero: come se fosse una mutilazione o una colpa.
Nei racconti di Vite di Madri, curati e raccolti da Emma Fenu - dodici per l'esattezza, memoria di simbologia cabalistica del multiplo del tre perfetto - si entra in contatto con le testimonianze di donne che hanno deciso di raccontarsi.
Segreti di famiglia, emozioni e dolori, ricordi lontani di vite sofferte. Le donne di questa raccolta sono madri, figlie, nipoti, bambine, adolescenti, adulte, forti, fragili, innamorate, disincantate. Ma, ripeto, sono tutte donne, dal latino "signora": colei che assume impegni e responsabilità. nel ruolo che richiede energie, senso del dovere, fatica. La figura femminile è passata dall'esaltazione divina, al potere del periodo Romano, alla persecuzione del Medio Evo, alla conquista del voto e dei diritti civili. Anche le donne di Vite di Madri sono state messe alla prova: un'improvvisa felicità sbriciolata in un istante, una malattia terribile che viene sconfitta a scapito della procreazione, violenze domestiche fisiche e psicologiche, indifferenza da chi dovrebbe dare amore incondizionato, un incidente, una perdita di qualcuno che si è atteso per anni, mesi, giorni, con determinazione, apprensione e paura; la crisi demoniaca e mangiatrice di equilibrio di un post partum, l'incompetenza di un medico. Un valzer crudele e perpetuo di vita e morte.
Eppure, di tutto quello che si legge in queste pagine, intervallate da brani tratti di alcuni capolavori della letteratura, emerge il coraggio. Il coraggio di superare, di digerire, di perdonare, di perdonarsi. Queste donne erano bozzoli di dolore, ora sono splendide farfalle che possono guardare avanti attraverso gli occhi di quella bambina riposta dentro di loro, che guarda serena al futuro.
CB
Il ricavato della vendita del libro sarà devoluto all' A.P.E. onlus che si occupa delle donne affette da Endometriosi, offrendo ad esse valido sostegno e precisa informazione.
Sinossi: “Vite di Madri. Storie di ordinaria anormalità” è un romanzo che si snoda attraverso dodici storie di donne, le quali sembrano legate fra loro, apparentemente ed inizialmente, solo da un percorso di infertilità. L’incipit e la conclusione, entrambe affidate ad un io narrante che si rivolge direttamente al lettore, spiegano lo svilupparsi del progetto dell’autrice, anch’essa infertile, la quale si è cimentata nella raccolta di centocinquanta testimonianze vere, e nell’elaborazione dell’intero materiale, ricevuto tramite e-mail. Il libro nasce, dunque, con l'intento di veicolare messaggio atto a coinvolgere l’intero universo femminile e a dar voce, al contempo, ad una minoranza. Il corpo del testo è, invece, costituito da brevi interventi biografici, che si rivelano stralci intesi e coinvolgenti, da leggere tutti d’un fiato. L’obiettivo principale delle protagoniste è essere lette, anzi ascoltate e capite, non in qualità di vittime, ma di vincitrici. Alcuni episodi sono un, cosiddetto, “calcio nello stomaco”, ma, se si impara a ingoiare e digerire, tutto può nutrire. Sebbene l’infertilità riguardi solo il venti per cento della popolazione femminile, tutte le donne sono congiunte le une alle altre, in quanto sorelle, ossia figlie di Eva, l’eroina che, con il suo primo gesto, l’assaggio e l’offerta del frutto proibito, condensa in sé colpa e merito, trasgressione e progresso. Senza tale disobbedienza nulla sarebbe cominciato, né la morte né la Storia. E senza di essa non ci sarebbero Madri. E non ci sarebbero, paradossalmente, sterili, come lo diventano tutte, metaforicamente, quando vengono mutilate nell’anima, quando i doveri sono aggiunti e i diritti sottratti. In verità, tutte le Donne sono Madri. Al termine del romanzo è inserita una breve appendice, curata dalla Dott.ssa Sabina Cedri, sulla rappresentazione della maternità presso i media."